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Monacchia e CastellaniL'editoria per ragazzi: intervista a Franco Monacchia e a Teresa Castellani 

Due grandi scrittori ci aiutano a fare chiarezza sul panorama editoriale per bambini e ragazzi... Leggi l'intera intervista
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 L'editoria per ragazzi: intervista a Franco Monacchia e a Teresa Castellani

 

LA LETTERATURA PER RAGAZZI

INTERVISTA A TERESA CASTELLANI E A FRANCO MONACCHIA

 

La narrativa per bambini e ragazzi sta avendo negli ultimi anni un vero e proprio “periodo d'oro”. Statistiche alla mano, negli ultimi 20 anni la crescita è stata esponenziale, segno di un maggiore interesse all'aspetto pedagogico legato alla lettura di testi al contempo istruttivi e simpatici. A questo si deve il rinnovato interesse della scuola dell’obbligo per la lettura extracurriculare. E' per me un onore poter discutere riguardo alla narrativa per ragazzi con due tra le principali “penne” nel campo: Franco Monacchia, scrittore oramai affermato ben al di fuori della sua natia Umbria, e Teresa Castellani, anch'essa umbra doc ma da anni “emigrata” a Roma.
Avremo modo di dare uno sguardo generale a questa sezione di narrativa, fondamentale nell'ambito pedagogico, per poi vedere nel dettaglio cosa ci offrirà quest'anno scolastico alle porte.

 

Teresa Castellani, per una ex insegnante scolastica, come lo è lei, il mese di settembre non può non assumere un significato speciale, soprattutto se il ruolo del maestro è stato vissuto non come semplice professione, ma come una passione. Come pensa di affrontare questo nuovo anno? Quali attività, se alcune, la vedranno partecipe?

 

Con una frase un tantino retorica posso ben dire di avere trascorso a scuola una vita: dapprima da studente e poi da insegnante. Questo ha inciso profondamente nel mio modo di pensare e di comportarmi. Infatti, dopo avere chiuso con l’insegnamento, sono tornata a scuola grazie ai miei libri e fin da subito mi sono sentita a casa, in un ambiente familiare, con i suoi ritmi consueti, un ambiente accogliente in cui mi sento sempre a mio agio.
Ancora oggi , dagli inizi di settembre, l’attività scolastica torna a far parte delle mie giornate, sia pure in modo marginale e teorico. Non perdo alcuna notizia relativa alla scuola, mi arrabbio ancora per quelle negative mentre mi rallegro per quelle positive. Ascolto le interviste ai ragazzi circa le loro attese e quelle agli insegnanti in cui colgo sfumature di delusioni o di speranza. “Niente di veramente cambiato”  mi dico e sentendo voci ed espressioni simili a quelle dei miei ormai lontani alunni, quasi quasi mi sembra di essere anch’io sul punto di rimettere piede nelle aule scolastiche.
Settembre e anche parte di ottobre erano e sono mesi fondamentali per gli insegnanti che credono nella loro attività perché sono i giorni della programmazione, dei progetti, anche degli scontri per i diversi modi di pensare, giorni spesi a preparare l’accoglienza ai ragazzi. Ora che tutto questo è per me un ricordo piacevole, continuo ugualmente a programmare: penso ai ragazzi che incontrerò in questo anno scolastico appena cominciato e già mi figuro le iniziative con cui coinvolgere, come è già successo, gli alunni che leggeranno i miei libri: proposte divertenti per i più piccini oppure approcci più seri per i più grandicelli.
  Sono rimasta in contatto con alcune insegnanti conosciute in questi anni passati che sono ben contente di ripetere con nuove classi l’esperienza di invitare un’autrice “in carne e ossa!” Prevedo incontri in alcune scuole di Roma, della provincia di Perugia e, se la manifestazione “La Settimana dei bambini del Mediterraneo” si ripeterà anche quest’anno, tornerò a Ostuni per parteciparvi.

 

Nel 2003 ha iniziato la sua carriera da scrittrice per bambini e ragazzi, carriera che ha portato alle luce dei libri molto stimati dai critici letterari e, soprattutto, dai “critici” di tenera età. Libri che si intitolano “Le scoperte di Elisabetta”, “Le avventure di Giuppino. Una Quasi-Fiaba a episodi” e “Che fine ha fatto il Colosseo?”. Cosa può dirci di questi tre racconti? Che accoglienza ha potuto notare nelle scuole da parte dei piccoli lettori?

 

E’ vero, da quando i miei libri sono stati pubblicati da Edizioni Era Nuova hanno sempre incontrato approvazione. I ragazzi del secondo ciclo della Scuola Primaria e quelli della Scuola Media, hanno apprezzato i contenuti di Le scoperte di Elisabetta e di Che fine ha fatto il Colosseo? ma devo anche dire che molto è dipeso dalla sensibilità delle insegnanti che hanno coinvolto i ragazzi e saputo far loro amare le storie e i personaggi narrati. Ho così ricevuto riconoscimenti meravigliosi da parte degli alunni che, sulla spinta della lettura hanno inventato storie a loro volta e poi disegni e illustrazioni con ogni tipo di tecnica figurativa. In alcuni casi il coinvolgimento era così personale che qualcuno mi ha detto: “Quando la maestra leggeva, mi sembrava proprio di viverla quella storia!”
Per Le avventure di Giuppino una quasi fiaba a episodi, è tutta un’altra musica! Pur finalizzata ad un obiettivo didattico, la vicenda è per alunni del primo ciclo della Scuola Primaria e quindi non poteva che essere divertente. Credo di essere riuscita nell’intento, visto quanto si scatena la fantasia dei bambini dopo avere letto il libro!
Devo anche dire che la collaborazione con l’illustratore Nicola Perugini ha fatto sì che i personaggi e le loro vicende si imprimessero ancora più vividamente nella mente dei piccoli lettori. Quando poi Nicola partecipa con me agli incontri con i ragazzi è una vera e propria festa, visto che lui accontenta i ragazzi in tutte le loro richieste di illustrazioni.
Il segreto di questo nostro affiatamento? Nicola è mio figlio ed è davvero un’esperienza emozionante condividere la stessa passione per le storie raccontate dai  nostri rispettivi punti di vista: la scrittura e il disegno.

 

Tra i personaggi da lei creati una posizione di spicco spetta a Elisabetta, se non altro per essere la protagonista del suo primo libro. Cosa ci dice di questo personaggio?

 

Elisabetta è la protagonista principale del mio primo romanzo e a lei sono legata in modo particolare.
Avevo da poco concluso la mia carriera di insegnante e avevo ben chiari i ragazzi con i loro problemi, le ritrosie o spavalderie, le curiosità, le tristezze, le scoperte, insomma con tutto il bagaglio di emozioni che a volte condividevano con me o che riuscivo a intuire. Ho creato allora questa preadolescente che accentra in sé le caratteristiche dei ragazzi e ragazze che lasciano l’infanzia e sperimentano che crescere significa prendere via via coscienza della realtà spesso con sofferenza così che l’episodio finale, reminiscenza di discorsi tante volte trattati con i miei alunni e sentiti raccontare anche da chi era stato coinvolto in prima persona, assume l’aspetto della metafora.
Elisabetta è un personaggio positivo come anche i protagonisti di Che fine ha fatto il Colosseo? poiché io penso che ai bambini e ai ragazzi si debba sempre prospettare il lato positivo delle cose.
Nei miei libri parlo di problemi vari: affettivi, ambientali, generazionali ma, senza voler semplificare a tutti i costi, cerco anche di far venire in mente che si può trovare una soluzione, anche quando sembra tutto così difficile.

Come ricordato in precedenza, lei è stata a lungo insegnante scolastico. Nel suo sito afferma: “Avendo dedicato alla scuola tanti anni della mia vita, conosco bene il mondo di bambini e ragazzi”. Senza dubbio conoscere ciò che può interessare bambini e ragazzi, e ciò che invece li annoia, è fondamentale sia per un insegnante sia per uno scrittore, dato che è oramai accertato che l'insegnamento ai piccoli ottiene risultati più proficui se unito al “ludus”. Ciò che le chiedo, allora, è: cosa ha trasportato delle sue esperienze e conoscenze scolastiche nei suoi libri? In altre parole, quali vantaggi pratici le sue precedenti esperienze hanno apportato nello scrivere? E ancora: come pensa che un insegnante dovrebbe scegliere i libri da far leggere ai ragazzi?

 

Nello scrivere i miei libri non ho fatto pronostici e, fino a quando non ho ricevuto la telefonata dell’Editore, nemmeno credevo alla possibilità di venire pubblicata, ma ho pensato soltanto a quello che io ho sempre cercato quando leggevo con i miei alunni o sceglievo con i miei figli i libri da leggere: il piacere della lettura, anche se l’argomento non era necessariamente lieve o poco impegnato. A volte, però, può succedere che i contenuti deludano le aspettative e allora sono d’accordo con Daniel Pennac il quale afferma che un lettore deve essere libero di interrompere il libro prima di averlo finito. Finora, per fortuna, questo non è successo ai miei libri: per cui penso che il piacere da me provato nello scrivere sia stato trasmesso ai lettori. Forse un insegnante dopo avere attentamente valutato il libro che ritiene di condividere con i suoi alunni, dovrebbe scoprire tra le righe se lo scrittore è riuscito a far trapelare anche il piacere che provava nello scrivere.

 

Per concludere, cosa pensa del panorama della letteratura per ragazzi? E che posto ricopre Teresa Castellani  in questo contesto?

 

Confesso candidamente che sono molto attratta dalla letteratura per ragazzi e leggo spesso e volentieri storie rivolte a loro. Mi piacciono i racconti verosimili come quelli fantasiosi, mi piacciono i libri illustrati per i più piccini e passo sempre molto tempo a curiosare negli scaffali del reparto ragazzi di una libreria.
Per ciò che mi riguarda posso dire che i bambini i ragazzi i loro insegnanti e anche persone estranee alla scuola, mi hanno dimostrato la loro stima anche quando si sono soffermati a riflettere su temi importanti proposti dai miei racconti.

 

Franco Monacchia, per iniziare le porgo la stessa domanda che ho fatto a Teresa Castellani. Quali sono i suoi programmi per l'annata (anno scolastico ovviamente), quali le attività che la vedranno partecipe?

 

Come negli anni passati accoglierò gli inviti delle scuole per progetti di lettura e di scrittura. Se si presenterà una richiesta accettabile da un punto di vista organizzativo e di collaborazione, potrò prendere anche in considerazione un progetto teatrale, come è avvenuto nel 2007, con la scuola elementare Bellocchio, con cui ho realizzato La Bottega di Mastro Pietro, curandone direttamente la regia, e qualche tempo prima, per Beniamino e la sua stella, con i bambini della scuola “Montessori”. Poi, sempre che il mio editore lo voglia, il programma principale comprenderà la pubblicazione del romanzo che sto ultimando e che dovrebbe essere pronto per la fine dell’anno. Si tratta di una storia fantastica che fa seguito a Polvesina e il vecchio pescatore, riproponendone i personaggi in una nuova avventura.

 

Ha iniziato a scrivere nel 1998 con il romanzo “Con il cuore in mano”. Un libro che porta con sé un significato personale molto forte, essendo legato a importanti esperienze personali. Solo in un secondo momento la scrittura si è spostata verso tematiche più fantasiose con libri destinati a bambini. A cosa si deve questa scelta di dedicarsi all'infanzia? 

 

Il cuore in mano lo scrissi su suggerimento di mia figlia Francesca, che, in un momento difficile della vita, dopo un decisivo intervento chirurgico al cuore e tante precedenti sofferenze, conoscendo il mio gusto di scrivere, mi disse: “papà, tutto questo non lo puoi e non lo devi dimenticare… scrivilo!” Così, appena uscito della clinica, iniziai a fare una specie di diario che poi divenne un romanzo. Dalla reazione di coloro che lo lessero capii che potevo continuare, ma scelsi temi meno impegnativi e più divertenti, rivolti ai bambini e ai ragazzi. Fin da bambino amavo raccontare storie strane alle mie sorelle più piccole; successivamente mi sono dedicato molto ai bambini e successivamente ai ragazzi, nell’ambito di attività parrocchiali. Tutto questo mi ha avvicinato molto al mondo dei giovani. Ho sempre pensato che se potessi tornare indietro sceglierei la professione di insegnante. Mi esalta il contatto con i ragazzi ed ora più che mai amo confrontarmi con loro e dedicare a loro tutta la fantasia e le idee che mi passano per la testa.

 

Nel 2003 vince il "Premio Selezione Bancarellino” di Pontremoli, classificandosi al secondo posto assoluto, con un originalissimo romanzo: "Polvesina e il vecchio pescatore", tradotto poi anche in inglese. Quattro anni più tardi si è ripetuto ricevendo il "Premio Selezione Bancarellino 2007" con il libro "Una rete tutta d'oro". Si sente uno scrittore affermato, forse addirittura “arrivato”?

 

No, assolutamente no. Mi sento comunque scrittore, perché mi accorgo che di ogni cosa, di ogni avvenimento, di ogni situazione più o meno importante mi vien fatto di scrivere. Questo è sempre successo, fin dai tempi della scuola ove tormentavo i miei insegnanti con temi lunghissimi. Facevo la seconda media quando provai a scrivere il mio piccolo primo romanzo, mai terminato, di cui conservo ancora qualche capitolo. Devo dire la verità: qualche volta ho pensato che i miei libri, in un ambito più vasto di quello della mia città o della mia provincia, con qualche “santo protettore”, avrebbero avuto maggior successo. Me ne sono accorto quando, oltre che a Pontremoli, con il premio Bancarellino, ho avuto occasione di propormi alla Settimana dei bambini del Mediterraneo, ad Ostuni, per tre anni consecutivi, dove ho visitato decine di scuole, o in una Direzione Didattica di Parma, con un progetto lettura con Nina, o a Sanguinetto ove, nell’ambito del Premio Castello, nella sezione intitolata a Bruno Roghi, ho ricevuto una menzione per il miglior libro per ragazzi che parlasse di sport, con “Una rete tutta d’oro”. Non mi sento ancora arrivato, perché nei miei programmi c’è anche il proposito di cimentarmi con gli adulti.

 

Tra i personaggi da lei creati, acclamatissimo dai giovani lettori è Nina, un husky impegnato in diverse avventure insieme ai suoi amici. Quattro racconti vedono Nina come protagonista, segno dell'indubbio gradimento di bimbi e ragazzi. Cosa ci dice su questo personaggio?

 

Nina è stato il personaggio principe, il primo scaturito dalla mia fantasia, nato per merito di un cane husky, da me conosciuto, di nome Nina e visse una sua avventura personale, quando fu rapito e creduto perduto, ma venne ritrovato dopo sei mesi a 130 km di distanza.  Insieme a questa cagnolina, nella villa dove abitava con i suoi padroni vivevano altri animali, divenuti poi personaggi che, con le loro caratteristiche, hanno popolato un mondo tutto particolare nella mia fantasia. Abbinare questo mondo e questi attori a temi e concetti graditi agli insegnanti e ai ragazzi, quali l’amicizia, il coraggio, la lealtà, il rispetto per gli animali, il comportamento crudele nei loro confronti e la protezione dell’ambiente, hanno decretato il mio successo e l’interesse di molte scuole. In tutto questo ha un posto importante anche la mano magica di Federico Castagner, mio personale disegnatore, oltre che amatissimo nipote, con cui si è creata una coppia “perfetta”, come intesa e come propositi.

 

Nel suo ultimo libro, “Una rete tutta d’oro”, il protagonista è divenuto un giovane ragazzo, Andrea, alle prese con un sogno: diventare un gran calciatore. Sullo sfondo interessanti vicende di vita quotidiana, in cui sono messi in evidenza i rapporti interpersonali: l’amicizia con un simpatico prete, l’amore dei genitori (e non solo...), l'affetto degli amici. Da cosa nasce questo libro? E, soprattutto, quanto di autobiografico in questa instancabile ricerca di realizzazione di un sogno?

 

Il romanzo Una rete tutta d’oro è stato ispirato dalla vita di un bambino, poi ragazzo, che ho visto crescere nella sua casetta in un paese del lago Trasimeno, proprio di fronte alla mia. Ne ho osservato con curiosità l’evoluzione fisica e le doti sportive. Non potevo fare a meno di notare anche la sua famiglia, che mi ha fatto da modello per quella immaginaria del romanzo: il padre, un taciturno pescatore del lago, e una tenera madre originaria di una città del sud, semplice e riservata, tutta votata alla cura e all’amore del figlio. La storia lo segue nei suoi primi reali successi nei campetti di calcio di paese, fino a quelli immaginari della grande città. Su tutto questo c’è anche una buona dose di ricordi e di esperienze della mia infanzia, compresa la grande amicizia con il “mio” prete, che mai dimenticherò.

 

Così come per l'apertura, anche in chiusura di intervista le propongo la stessa domanda posta a Teresa Castellani. Cosa pensa lei del panorama della letteratura per ragazzi? E che posto ritiene che ricopra Franco Monacchia in questo contesto?

 

Dall’esperienza fin qui accumulata mi sembra che ora una buona parte della letteratura per ragazzi è quella che fa fatica ad emergere. E’ acclamata al Bancarellino, ma presto cade nel dimenticatoio, si incontra ad Ostuni, magnifico luogo d’esperienze e scambi di pensiero, o in altre sedi, ove annualmente affluiscono scrittori che, non avendo la fortuna della protezione di importanti case editrici, non riescono ad entrare nel grande mercato, anche per i pesanti costi della distribuzione. Sono quelli che vanno avanti solo con le proprie forze, con la passione dell’editore e la simpatia dei ragazzi, non trovando nei grandi "media" qualcuno che mostri la copertina dei loro libri. Ho avuto modo di leggere opere deliziose di giovani scrittori che negli scaffali delle librerie sono spesso coperte da libri che, a parità di prezzo, si fanno preferire per le ricche vesti editoriali che i piccoli editori non si possono permettere. Io credo di rientrare in questo contesto, e con me anche l’editore di tutti i miei lavori, il dottor Paolo Lombardi della casa editrice Era Nuova, che in quanto a capacità, esperienza e preparazione non è secondo a nessuno.

 

Si ringraziano Teresa Castellani e Franco Monacchia per la disponibilità e cortesia.

Intervista curata da Maurizio Duranti

 

 

Edizioni Era Nuova Srl

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Tel.: 075.5723277  -  329.7494498

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